
Mi sento osservata dalle tue narici,
nel ventre del tuo sangue dimorano sette velieri.
E tu sei la prua della mia commozione,
fanciullezza remota del pianto antico.
Ti assomiglio al mattino,
quando il freddo s’innalza in venere;
odoriamo di mare grottesco
le cui maree divorano querce impazzite.
Solitarie, in sordina, tra i rami caduti, noi mai camminiamo, mai camminiamo.
Sono te in mille pezzi
Sei me in un sospiro;
Ogni mio scrigno
È recintato nel tuo.