
osare la parola
inciderla finché non
rappresenta
lo spazio intorno è bianco
seguirlo con lo sguardo
collega il tentativo
svagata l’attenzione
si radica, avviluppa
sfoltisce nei minuti
invoca il tuo contatto
la punta delle
dita
magari una sbeccata
tensione di
matita
accoglila se vuoi
intanto in ogni caso
può germinare
fragile
tra le screziate
vene che sussultano
l’oblio
*
un tempo era l’infanzia
profumi senza nome
confusa intonazione
di un addio
quell’espressione tenera
dal volto di bambina
la mente che ripara in una
sciocca fantasia
ma l’isola era verde
la brezza al tempo
amabile
perviene nel presente
col sapore di
tossine
fragore penetrante
che in un primo istante
soffoca
il dono del silenzio
chiamerai
dimenticanza
*
incidere sul tronco
identiche
due lettere
chissà se la corteccia
scheggiata del ricordo
o forse quel paziente
testimone
dei due chissà
per primo chi
si scioglierà nel
vuoto