
Me ne vado; ma tu sei lontananza
che ritorna. L’eternità felice
del tuo viso indagato controluce –
dalla Magliana vecchia alla mia stanza.
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Ma non ho nulla, cielo, da mostrarti.
Ecco: sorprendimi giù a Fiumicino,
tra i Dioscuri e le case popolari;
fa’ ch’io raccolga l’ultima conchiglia
dell’estate, occhi chiari;
e la conservi agli anni in una tasca
così profonda da dimenticarmene.
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Strana la svolta di una sera estiva,
il primo bacio dietro la tua casa
e la Luna che non sorgeva mai.
(L’estate del mondo, Marco saya edizioni, 2019)
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I morti tentano di consolarci
ma il loro tentativo è incomprensibile:
sono i lapsus, gli inciampi, l’indicibile
della conversazione. Sanno amarci
con una mano – e l’altra all’Invisibile.
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Ai morti si assottiglia il naso. Quando
li sogni se lo coprono. È normale
vederli a volto coperto passare
dal corridoio al bagno alla cucina.
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Ci basterebbe credere a una riva;
a una luce che vada scomparendo
dietro gli scogli; o che un morto riviva,
che si perda tornando.
(In che luce cadranno, RP libri, 2018)
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