
Settembre esausto che piangi,
non mi dici come stanno le cose,
preghiera semisommersa, ultimo
bacio estivo. Il tuo lontano sole,
sai, mi commuove ancora.
Settembre buono che torni,
è tuo tutto il buono che resta.
*
Questa notte mi preparo un the;
due o tre gocce di passiflora
nel dubbio a decantare nell’infuso.
Le ansie le lascio sui balconi,
ma loro subito a scodinzolare,
a graffiare dietro la porta.
Accendermi una sigaretta
è un segno di resa, un gesto
di grazia in onore dei morti.
*
Sto nello spacco dell’anguria
invecchiata nel freddo a morire.
Sto nello spreco dei vent’anni,
nello sbaraglio di chi è niente
in questo tutto, in questo casolare
abbandonato dipinto dall’innocenza.
*
È stato improvviso tutto questo precipitare.
Io non me ne capacito. Me ne sto appeso
al filo rosso del telefono, a una chiamata
che mi salvi – improvvisa – dalla rovina.
Ancora prego per quello che viene. Spero
una benedizione, un fischio alla fine delle ore.
*
Come bambole nel cemento
scomposte e mai riesumate;
noi – discepoli del deserto
dalle mille voci consumate.