
Jusqu’à présent
L’autunno s’ostina a coprir gli
alberi casti, non lascia che l’inverno
getti gli occhi sul loro corpo e li
ingoi dentro di sé. Le parole
stanno per cadere nell’aperta epa
mortale: il corpo dell’estate ha rotto
il giuramento e se n’è andato in riva
al mar a prendere il sol. Tu, fino ad
ora, non hai voluto pensarmi. Ti ho
cambiato serratura alla porta, fino ad ora.
*
La fine ligne rouge
Dicembre guarda dalla finestra del tram,
disprezzato poggia una guancia sul finestrino:
c’è Roma illuminata dai lampioni che
all’ombra sospira il crepuscolo lacerato.
Una sottil linea rossa attraversa la
tua lettera battuta a macchina: le lacrime
si son infrante sull’inchiostro delle parole.
Alla stazione non ho fatto in tempo a baciarti
le guance con il mio rossetto rosso. Non mi
ostino più a metterlo, sfinita dalla tua mancanza.
*
La sagesse
Dopo aver risalito la fonte del ricordo di
te , ho dormito nell’Iperuranio per giungere
alla saggezza. Quando –il pomeriggio- mi
son svegliata il freddo aveva oramai
pianto su di me; indugiavo nello stomaco
dell’eco della tua voce che mi ripeteva
“a dopo”. Ora posso confondermi con il
nero del cielo. Tu, lontano da me, non davi
più la barba giù –hai posato le mie parole
sulle verdi persiane che hai lasciato aperte.